Il rimpatrio degli ebrei sotto l’ispirata guida di Ezra, la costruzione del Secondo Tempio sul sito del primo, il rafforzamento delle mura di fortificazione di Gerusalemme e l’instaurazione della Knesset Hagedolah (la Grande Assemblea) come supremo organo religioso e giuridico del popolo ebraico, segnarono l’inizio del periodo del Secondo Tempio. Situata all’interno dei confini dell’Impero Persiano, Giuda fu una nazione il cui centro era a Gerusalemme e la cui leadership era affidata al Sommo Sacerdote e al Consiglio degli Anziani.
Come parte
dell’antico mondo conquistato dal greco Alessandro il Grande (332 a.E.V.), la
Terra rimase una teocrazia ebraica sottostante a dominatori seleucidi la cui
corte si trovava in Siria. Quando agli ebrei venne proibita la pratica
dell’ebraismo e il Tempio fu dissacrato, in un tentativo di imporre cultura e
costumi ellenizzanti all’intera popolazione, quest'ultima si sollevò in rivolta
(166 a.E.V.).
La Dinastia
Asmonea (142-63 a.E.V.)
Guidati dapprima
da Mattatiau, della famiglia sacerdotale degli Asmonei, e poi da suo figlio
Giuda il Maccabeo, gli ebrei riuscirono successivamente ad entrare a
Gerusalemme e a purificare il Tempio (164 a.E.V.), eventi questi commemorati
ogni anno dalla festività chiamata Chanukkà.
In seguito a
ulteriori vittorie asmonee (147 a.E.V.), i Seleucidi restituirono l’autonomia
alla Giudea, come veniva allora chiamata la Terra d’Israele, e con la caduta
del regno seleucida (129 a.E.V.), l’indipendenza ebraica fu di nuovo raggiunta.
Sotto la dinastia asmonea, che durò circa 80 anni, il regno riguadagnò confini
non lontani da quelli del regno di Salomone, fu raggiunto il consolidamento
politico sotto un dominio ebraico e la vita ebraica fiorì.
Il Dominio Romano
(63 a.E.V. - 313 E.V.)
Quando i Romani
sostituirono i Seleucidi come maggiore potenza nella regione, essi assicurarono
al re asmoneo, Ircano II, un’autorità limitata sotto il governatore romano di
Damasco. Gli ebrei erano ostili al nuovo regime e i successivi anni videro
frequenti insurrezioni. Un ultimo tentativo di ristabilire l’antica gloria
della dinastia asmonea fu compiuto da Mattatiau Antigono, la cui sconfitta e la
cui morte posero fine (40 a.E.V.) al dominio asmoneo, mentre il Paese divenne
una provincia dell’Impero Romano.
Nel 37 a.E.V.
Erode, un genero di Ircano II, fu nominato dai Romani Re di Giudea.
Accordatagli un’autonomia quasi illimitata negli affari interni del paese, egli
divenne uno dei più potenti monarchi nell’area orientale dell’Impero Romano.
Grande ammiratore della cultura greco-romana, Erode promosse un massiccio
programma edilizio che comprendeva le città di Cesarea e Sebastia e le fortezze
di Herodium e Massada. Ristrutturò inoltre il Tempio tanto da farne una delle
più splendide costruzioni del suo periodo. Ma, nonostante i numerosi risultati
da lui conseguiti, Erode non riuscì a guadagnarsi la fiducia e il supporto dei
suoi sudditi ebrei.
Dieci anni dopo
la morte di Erode (avvenuta nel 4 a.E.V.), la Giudea passò sotto la diretta
amministrazione romana. La crescente ira contro la sempre maggiore repressione
della vita ebraica perpetrata dai Romani, sfociò in sporadiche violenze, che
nel 66 E.V. raggiunsero le dimensioni di una piena rivolta. Le superiori forze
romane, sotto il comando di Tito, completarono la loro vittoria prima rasando
al suolo Gerusalemme (70 E.V.) e poi sconfiggendo l’ultima resistenza ebraica a
Massada (73 E.V.).
La totale
distruzione di Gerusalemme e del Tempio rappresentò una vera catastrofe per il
popolo ebraico. Secondo lo storico contemporaneo Giuseppe Flavio, centinaia di
migliaia di ebrei morirono nell’assedio di Gerusalemme e in altre parti del
paese, e altre migliaia vennero vendute come schiavi.
Un ultimo breve
frangente di sovranità ebraica nel periodo antico fu quello che seguì la
rivolta di Simeone Bar Kochbà (132 E.V.), durante il quale Gerusalemme e la
Giudea vennero riconquistate. Data la schiacciante superiorità dei Romani,
tuttavia, il risultato era inevitabile. Tre anni dopo, in conformità alle
usanze romane, Gerusalemme fu “arata da una coppia di buoi”, la Giudea fu
ribattezzata col nome di Palestina e a Gerusalemme fu dato il nome di Aelia
capitolina.
Sebbene il Tempio
fosse stato distrutto e Gerusalemme bruciata fino alle fondamenta, gli ebrei e
l’Ebraismo sopravvissero all’incontro con Roma. Il supremo organo legislativo e
giudiziario, il Sanhedrin (successore della Knesset Haghedolà), fu convocato
dapprima a Yavne (70 E.V.) e successivamente a Tiberiade.
Senza la
struttura unificante di uno Stato e del Tempio, la restante piccola comunità
ebraica si ristabilì, rinforzata di tanto in tanto da esiliati di ritorno. La
vita istituzionale e comunitaria fu rinnovata, i sacerdoti furono sostituiti
dai rabbini e la sinagoga divenne il punto focale dell’insediamento ebraico,
come evidenziato dai resti di sinagoghe rinvenute a Cafarnao, Corazin, Bar’am,
Gamla e altri posti. La Halachà (la normativa religiosa ebraica), servì da
vincolo comune fra gli ebrei e fu trasmessa di generazione in generazione.
Massada: circa mille
ebrei, uomini, donne e bambini, che erano sopravvissuti alla distruzione di
Gerusalemme, occuparono e fortificarono il complesso del palazzo di Massada,
situato sulla cima di una montagna nei pressi del mar Morto, e là tennero testa
per tre anni ai ripetuti tentativi dei Romani di espugnarli. Quando alla fine i
Romani scalarono Massada e ne abbatterono le mura, trovarono che i difensori e
le loro famiglie avevano scelto di morire per propria mano piuttosto che essere
ridotti in schiavitù.
La Halachà è il
corpo di leggi che ha guidato la vita ebraica in ogni parte del mondo sin dal
periodo post-biblico. Essa tratta degli obblighi religiosi degli ebrei tanto
sul piano delle relazioni interpersonali, quanto dell’osservanza dei rituali ed
abbraccia in pratica tutti i possibili aspetti del comportamento umano –
nascita e matrimonio, gioia e lutto, agricoltura e commercio, etica e teologia.
Affondando le sue radici nella Bibbia, l’autorità halachica è basata sul
Talmud, un corpo di leggi e racconti ebraici (completato nel 400 circa), che
comprende la Mishnà, la prima compilazione scritta della cosiddetta Legge Orale
(codificata nel 210 circa) e la Ghemarà, una elaborazione della Mishnà.
Per fornire una
guida alla Halachà, studiosi della religione redassero sommari concisi e
sistematici a partire dal I e II secolo. Fra le più autorevoli di queste
codificazioni vi è lo Shulchàn Arùch, scritto da Josef Caro nella città di
Safed (Tzfat) nel XVI secolo.