La produzione cinematografica israeliana ha subito grandi sviluppi rispetto
ai suoi inizi, negli anni '50. Le prime opere prodotte e dirette da israeliani
- come "Hill 24 does
not answer" (La collina 24 non risponde) e “They were
ten" (Erano dieci) - tendevano, come nella letteratura, a essere filmate
secondo il modello eroico di quel periodo.
Alcuni dei recenti film rimangono profondamente
radicati all'esperienza israeliana, e trattano temi quali quelli che riguardano
i sopravvissuti all'Olocausto e i loro figli ("The summer of Aviya" -
L'estate di Aviya - di Ghila Almagor, e il suo seguito “Under the domim
tree" - Sotto l'albero di domim) e i travagli dei nuovi immigranti ("Shchur",
diretto da Hanna Azoulai e Shmuel Hasfari, oppure "Coffe with Lemon",
diretto da Leonid Gorivets).
Altri riflettono una tendenza predominante che si
indirizza all'attuale realtà israeliana, confrontandosi con il conflitto
arabo-israeliano (“Beyond the walls" - Al di là delle mura - di Uri
Barbash) o inserendosi nel contesto di una società universalista, in certa
misura alienata ed edonistica (“A siren's song" - Il canto della sirena -,
“Life according to Agfa" - La vita secondo Agfa - e “Tel Aviv stories"
- storie di Tel Aviv).
Foto per gentile concessione della Ma'aleh School of Television Film and the Arts
Anche negli ultimi anni, il cinema israeliano ha fatto grandissimi passi in avanti producendo film quali "Campfire" - "Fuoco di accampamento", di Joseph (Yossi) Cedar, una storia, ambientata negli anni Ottanta, di una famiglia di religiosi sionisti di Gerusalemme che lotta per ristabilire la normalità familiare dopo la morte del padre, o anche “Broken Wings” - "Ali Spezzate", il premiato film di Nir Bergman, nel quale il regista affronta il tema della perdita di un familiare e della necessità dell'accettazione. "Turn Left At The End of The World" - "Alla fine del mondo gira a sinistra" si occupa di relazioni di amicizia interculturali che nascono in un paese di nuovi immigrati, in mezzo al deserto, e "Aviva, my love" - "Aviva, amore mio" ha ottenuto 10 premi in Israele, Shangai e Tokyo.
Eytan Foz è un altro regista molto popolare e conosciuto. Tra i film di Fox "The bubble" - "La Bolla", che esplora la vita contemporanea di Tel Aviv, tenendo sullo sfondo il conflitto arabo-israeliano, "Yossi e Jagger" parla dell'amore e del desiderio omosessuale tra i soldati dell'IDF, e "Walk on the water" - "Camminare sull'acqua". Fox ha anche diretto un classico tra le serie televisive israeliane, "Florentine" (1997), che racconta le disillusioni di giovani israeliani che vivono in un quartiere shabby-chic di Tel Aviv.
Nel 2007 il cinema israeliano si è guadagnato molti riconoscimenti all'estero. Joseph Cedar, con il suo film Beaufort, sulla guerra del Libano, ha vinto il premio alla regia ed ha ottenuto altri 11 riconoscimenti al Festival di Berlino. Il film era anche tra i 5 candidati all'Oscar conferito dall'Accademia per le Arti e le Scienze di Los Angeles, come migliore film straniero. Il regista di "Sweet Mud", Dror Shaul, ha ottenuto il primo premio al Sundance Film Festival per le opere internazionali; "Padre Mio, Signore Mio", di David Volach, un film su una famiglia ultraortodossa in vacanza, ha ottenuto il primo premio come film straniero al Tribeca Film Festival e "Meduse", diretto dallo scrittore Etgar Keret e Shira Gaffen, ha ricevuto la Camera d'Or a Cannes. Tra gli altri riconoscimenti a sorpresa c'è stato "La Banda" di Eran Kolirin, un film che racconta la visita di una banda della polizia egiziana in Israele: i suoi elementi si perdono e vedono così un lato inaspettato di Israele. Il film ha vinto tre premi a Cannes: il premio internazionale della critica, il premio per la migliore opera prima e il premio Coup de Coeur / Uncertain Regard. L'attrice israeliana Hanna Laslo ha vinto il premio come miglior attrice per la sua interpretazione nel film "Free Zone", del regista Amos Gitai, al 58esimo festival di Cannes. Negli ultimi anni, altri film e registi israeliani hanno vinto premi internazionali.
L'esportazione del cinema è in crescita dal momento che sempre più film prodotti in Israele riscuotono successo all'estero, e un numero sempre maggiore di produzioni straniere dai grandi incassi e co-produzioni vengono girate nel paese. Il Centro Cinematografico Israeliano, un dipartimento del Ministero del Commercio e dell'Industria, promuove la produzione di film in Israele di produttori locali e stranieri e fornisce vari servizi, dall'instaurazione di contatti professionali all'offerta di incentivi finanziari. Eventi importanti come il Festival del Cinema della Cinematica di Gerusalemme, e il Festival del Cinema di Haifa e di Sderot, uniti ai festival di cinema israeliano all'estero, aiutano a diffondere la conoscenza della produzione cinematografica israeliana.
La Cinemateca di Gerusalemme, recentemente restaurata, consiste in un archivio di migliaia di film, una biblioteca per la ricerca, sale per la visione di film e uno spazio espositivo. Presenta regolari proiezioni, spesso organizzate in cicli a tema preparati in cooperazione con ambasciate, istituti culturali o organi municipali e, quando la cosa è possibile, con la partecipazione di sceneggiatori, registi e attori. Dal 1984 viene organizzato un festival cinematografico annuale non competitivo, che ha portato nel paese molti film e produzioni video di alta qualità. I corsi educativi per adulti che la Cinemateca offre hanno un buon seguito e i programmi condotti con le scolaresche di Gerusalemme incoraggiano l'analisi critica di questo popolare mezzo comunicazione. Ci sono sezioni della Cinemateca anche a Tel Aviv e a Rosh Pina. Le sale cinematografiche sono molto popolari in Israele e la catena Lev offre al pubblico la proiezione di film in location molto intime in tutto il paese.
L'Archivio Cinematografico Spielberg presso l'Università Ebraica di Gerusalemme contiene la più ampia raccolta al mondo di materiale cinematografico riguardante sia temi ebraici, che vita ebraica e in Israele. Gestito dall'università assieme agli Archivi Centrali Sionisti, la sua principale attività è quella di raccogliere, conservare e catalogare filmati ebraici e di mettere questo materiale a disposizione di ricercatori, sceneggiatori del cinema e della televisione e produttori di ogni parte del mondo.
Foto per gentile concessione della Ma'aleh School of Television Film and the Arts