Il Dominio
Arabo (636-1099)
La conquista
araba del Paese avvenne quattro anni dopo la morte del profeta Maometto (632) e
durò oltre quattro secoli, con il dominio di califfi, dapprima da Damasco e in
seguito da Baghdad e dall’Egitto. All’inizio l’insediamento ebraico a
Gerusalemme fu rinnovato e alla comunità ebraica fu concesso il normale status
di protezione riconosciuto ai non-musulmani sotto dominio islamico, con la
salvaguardia della loro vita, delle proprietà e della libertà di culto, in
cambio del pagamento di un testatico e di tasse sui terreni.
Le successive
restrizioni contro i non-musulmani (717), tuttavia, ebbero effetto anche sulla
condotta pubblica degli ebrei, così come sulla loro osservanza religiosa e sul
loro status legale. L’imposizione di pesanti tasse sui terreni agricoli
costrinse molti a spostarsi dalle aree rurali verso cittadine dove le loro
condizioni economiche difficilmente potevano migliorare, mentre l’aumento della
discriminazione sociale ed economica spingeva altri ad abbandonare il paese.
Verso la fine dell’XI secolo, la comunità ebraica nella Terra era
considerevolmente diminuita ed aveva perso una gran parte della sua coesione
organizzativa e religiosa.
I Crociati
(1099-1291)
Per i successivi
200 anni, il paese fu dominato dai Crociati i quali, seguendo l’appello di Papa
Urbano II, giunsero dall’Europa per riprendere la Terra Santa dalle mani degli
"infedeli". Nel Luglio 1099, dopo un assedio durato cinque settimane,
i Cavalieri della Prima Crociata e le loro tumultuose armate, conquistarono la
città di Gerusalemme, massacrandone la maggior parte degli abitanti non
cristiani. Barricati nelle loro sinagoghe, gli ebrei difesero il loro
quartiere, soltanto per finire bruciati a morte o venduti come schiavi.
Nei pochi decenni
che seguirono, i Crociati estesero il loro potere al resto del paese, in parte
per mezzo di accordi e trattati, ma principalmente attraverso sanguinose
vittorie militari. Il Regno Latino dei Crociati era di fatto il dominio di una
minoranza di conquistatori confinati principalmente in città fortificate e in
castelli.
Quando i Crociati
aprirono vie di trasporto dall’Europa, iniziarono a essere popolari i
pellegrinaggi in Terra Santa e, allo stesso tempo, un crescente numero di ebrei
cercò di fare ritorno alla propria patria. Documenti del periodo riportano che
trecento rabbini provenienti dalla Francia e dall’Inghilterra arrivarono in
gruppo, insediandosi alcuni ad Acco (Acre) ed altri a Gerusalemme.
Dopo la sconfitta
dei Crociati per opera dell’esercito musulmano sotto il comando di Saladino
(1187), agli ebrei venne nuovamente accordata una certa misura di libertà che
comprendeva il diritto di vivere a Gerusalemme. Sebbene i Crociati avessero
riconquistato un punto di appoggio nel paese dopo la morte di Saladino (1193),
la loro presenza fu limitata ad una serie di castelli fortificati.
L’autorità dei
Crociati nella Terra ebbe la sua fine con la definitiva sconfitta (1291) a
opera dei Mamelucchi, una classe militare musulmana salita al potere in Egitto.
La Dominazione
Mamelucca (1291-1516)
Il Paese sotto il
dominio dei Mamelucchi divenne una provincia isolata governata da Damasco.
Acco, Giaffa ed altri porti vennero distrutti per timore di nuove crociate, e
tanto il commercio marittimo quanto quello terrestre vennero interrotti. Alla
fine del Medio Evo, le città del paese erano praticamente in rovina, la maggior
parte di Gerusalemme era abbandonata e la piccola comunità ebraica era afflitta
dalla povertà.
Il periodo del
declino mamelucco fu oscurato da capovolgimenti politici ed economici, da
piaghe, da invasioni di locuste e da devastanti terremoti.
La Dominazione
Ottomana (1517-1917)
Dopo la conquista
ottomana nel 1517 il Paese fu diviso in quattro distretti assegnati
amministrativamente alla provincia di Damasco e governati da Istanbul.
All’inizio del periodo ottomano vi erano nel paese circa mille famiglie
ebraiche, principalmente a Gerusalemme, Nablus (Shekem) Hebron, Gaza, Safed
(Tzfat) e nei villaggi della Galilea. La comunità comprendeva discendenti degli
ebrei che avevano sempre vissuto nel Paese, ma anche emigranti dal nord Africa
e dall’Europa.
Un governo
ordinato, fino alla morte (1566) del Sultano Solimano il Magnifico, portò dei
miglioramenti e stimolò l’immigrazione ebraica. Alcuni dei nuovi venuti si
insediarono a Gerusalemme, ma la maggioranza si in dirizzò a Safed, dove, verso
la metà del XVI secolo, la popolazione ebraica era aumentata fino a raggiungere
circa 10.000 persone e la cittadina era divenuta un fiorente centro tessile,
sede anche di un’intensa attività intellettuale.
In questo periodo
lo studio della Kabbalà (il misticismo ebraico) ebbe grande fioritura e
commentari contemporanei della legge ebraica, così come veniva codificata nello
Shulchàn Arùch, si diffusero in tutta la Diaspora, provenienti dalle case di
studio di Safed.
Con il graduale
declino qualitativo del dominio ottomano, il Paese soffrì di un diffuso stato
di trascuratezza. Verso la fine del XVIII secolo la maggior parte del terra era
posseduta da proprietari che non vi risiedevano ed era affittata a contadini
locatari in miseria, mentre la tassazione era tanto paralizzante quanto
capricciosa. Le grandi foreste della Galilea e della catena montuosa del
Carmelo vennero disboscate, la palude e il deserto invasero la terra
coltivabile.
Il XIX secolo
vide l’arretratezza medievale cedere gradualmente il passo ai primi segnali del
progresso, con varie potenze esterne che manovravano per conquistare una
posizione, spesso attraverso attività missionarie. Studiosi inglesi, francesi
ed americani promossero campagne di studio di archeologia biblica, mentre Gran
Bretagna, Francia, Russia, Austria e Stati Uniti aprirono i loro consolati a
Gerusalemme. Navi a vapore iniziarono a navigare regolarmente fra il Paese e
l’Europa, furono installati contatti postali e telegrafici, fu costruita la
prima strada che metteva in comunicazione Gerusalemme e Jaffa. La rinascita del
Paese come crocevia per il commercio di tre continenti fu accelerata
dall’apertura del Canale di Suez.
Di conseguenza la
situazione degli ebrei del paese andò gradualmente migliorando e il loro numero
crebbe considerevolmente. Verso la metà del secolo le condizioni di
sovrappopolazione della città di Gerusalemme infra moenia, spinsero gli ebrei a
costruire il primo quartiere al di fuori di esse (1860) e, nel successivo
quarto di secolo, ad aggiungerne altri sette, formando così il nucleo di quella
che sarebbe divenuta la città nuova. Verso il 1880 Gerusalemme aveva una netta
maggioranza ebraica. Furono acquistati in tutto il paese terreni coltivabili,
furono fondati nuovi insediamenti rurali e la lingua ebraica, per lungo tempo
relegata alla liturgia e alla letteratura, fu portata a nuova vita. Si era così
venuto a creare lo scenario per la fondazione del movimento Sionista.
Sionismo, Il
movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico, prende il proprio nome
dalla parola Sion, il tradizionale sinonimo per Gerusalemme e per la Terra
d’Israele. L’idea del Sionismo - la redenzione del popolo ebraico nella sua
patria ancestrale - è radicata nel continuo ardente desiderio e nel profondo
attaccamento alla Terra d’Israele che sono stati parte integrante
dell’esistenza ebraica nella Diaspora nel corso dei secoli.
Il Sionismo
politico emerse come reazione alla continua oppressione e persecuzione degli
ebrei nell’Europa Orientale e alla crescente delusione nei confronti
dell’emancipazione nell’Europa Occidentale, la quale non aveva né posto fine
alla discriminazione, né condotto all’integrazione degli ebrei nelle società
locali. Il movimento trovò espressione formale nella fondazione
dell’Organizzazione Sionista (1897) al Primo Congresso Sionista, riunito
da Theodor Herzl a Basilea in Svizzera.
Il programma del Movimento Sionista conteneva elementi sia ideologici sia
pratici, volti a promuovere il ritorno degli ebrei nel Paese, e a facilitare la
rinascita sociale, culturale, economica e politica della vita nazionale
ebraica, ottenendo un focolare per il popolo ebraico nella sua patria storica,
riconosciuto internazionalmente e sicuro legalmente, ove gli ebrei sarebbero
stati liberi da persecuzioni e in grado di sviluppare la propria vita e
identità.
Ispirati
dall’ideologia sionista, arrivarono nel Paese, alla fine del XIX secolo e
all’inizio del XX, due grandi flussi di ebrei provenienti dall’Europa dell’est.
Decisi a risanare la propria patria attraverso il lavoro della terra, questi
pionieri bonificarono campi sterili, costruirono nuovi insediamenti e posero le
fondamenta per quella che sarebbe poi diventata un’economia agricola fiorente.
I nuovi arrivati
si trovarono ad affrontare condizioni estremamente dure, mentre l’atteggiamento
dell’amministrazione ottomana era ostile e oppressivo, le comunicazioni e i
trasporti erano rudimentali e insicuri, le paludi provocavano la mortale
malaria e il terreno stesso soffriva di secoli d’abbandono. Le vendite di
terreni furono limitate e le costruzioni vennero proibite in mancanza di uno
speciale permesso che poteva essere ottenuto solo a Istanbul. Queste difficoltà
intralciarono lo sviluppo del Paese, ma non lo fermarono. Allo scoppio della
Prima Guerra Mondiale (1914), la popolazione ebraica nel Paese era di 85.000
persone contro le 5.000 dell’inizio del 1500.
Nel Dicembre del
1917, le forze britanniche sotto il comando del Generale Allenby fecero il loro
ingresso a Gerusalemme, ponendo fine a 400 anni di dominazione ottomana. La
Legione ebraica, con tre battaglioni che avevano al loro servizio migliaia di
volontari ebrei, era allora una parte integrante delle forze armate
britanniche.
La Dominazione
Britannica (1918-1948)
Nel Luglio 1922
la Lega delle Nazioni affidò alla Gran Bretagna il Mandato per la Palestina (il
nome con il quale era allora noto il Paese). Riconoscendo “il legame storico
del popolo ebraico con la Palestina” la Gran Bretagna fu chiamata a facilitare
la costituzione di un focolare nazionale ebraico in Palestina - Eretz Israel
(Terra d’Israele). Due mesi più tardi, nel Settembre 1922, il Consiglio della
Lega delle Nazioni e la Gran Bretagna decisero che i provvedimenti per la
costituzione di una patria nazionale ebraica non avrebbero riguardato l’area ad
est del fiume Giordano, che costituiva i tre quarti del territorio compreso nel
Mandato e che sarebbe poi in seguito divenuto il Regno hascemita di Giordania.
Immigrazione
Spinte dal
Sionismo e incoraggiate dalla “simpatia per le aspirazioni del Sionismo
ebraico” della Gran Bretagna, secondo quanto comunicato dal Segretario agli
Esteri Lord Balfour (1917), fra il 1919 e il 1939 giunsero nel Paese ondate
successive di immigranti, ognuna delle quali contribuì a differenti aspetti
dello sviluppo della comunità ebraica. Circa 35.000 persone che giunsero tra il
1919 e il 1923, principalmente dalla Russia, influenzarono fortemente il
carattere e l’organizzazione della comunità per gli anni a venire.
Questi pionieri
gettarono le basi di un’ampia infrastruttura sociale ed economica, svilupparono
l’agricoltura, fondarono forme comunitarie d'insediamento rurale uniche nel
loro genere - il Kibbutz e il Moshav - e fornirono la forza lavoro per la
costruzione di case e strade.
Il successivo arrivo
di circa 6o.ooo immigranti, che giunsero principalmente dalla Polonia fra il
1924 e il 1932, fu prezioso per lo sviluppo e l’arricchimento della vita
urbana. Questi immigranti andarono a stabilirsi principalmente a Tel Aviv,
Haifa e Gerusalemme, dove impiantarono piccole attività, imprese di costruzioni
e industrie leggere.
L’ultima grande
ondata di immigrazione prima della Seconda Guerra Mondiale, che ammontò a circa
165.000 persone, ebbe luogo negli anni ‘30 a seguito della presa di potere di
Hitler in Germania. I nuovi arrivati, molti dei quali erano professionisti e
accademici, costituirono il primo massiccio afflusso dall’Europa Occidentale e
Centrale. La loro istruzione, le loro capacità e la loro esperienza
migliorarono le comodità nelle città e le campagne, e ampliarono la vita
culturale della comunità.
Amministrazione
Le autorità del
Mandato Britannico garantirono alle comunità ebraica ed araba il diritto di
condurre i loro propri affari interni. Facendo uso di questo diritto, la
comunità ebraica, nota con il nome di Yishuv, elesse (1920) un organismo di
autogoverno, basato su una rappresentanza partitica, che si radunava
annualmente per rivedere le proprie attività e per eleggere il Consiglio
Nazionale (Vaad Leumi) allo scopo di mettere in atto la sua politica e i
programmi approvati. Finanziata da fonti locali e da fondi raccolti
dall’Ebraismo mondiale, fu sviluppata e mantenuta una rete nazionale di servizi
educativi, religiosi, sanitari e sociali. Nel 1922, secondo quanto stipulato
nel Mandato, veniva costituita una 'Agenzia Ebraica', perché rappresentasse il
popolo ebraico di fronte alle autorità britanniche, a governi stranieri e a
organizzazioni internazionali.
Sviluppo Economico
Nei tre decenni
del Mandato l’agricoltura fu ampiamente sviluppata, vennero impiantate
fabbriche e costruite strade in tutto il paese, le acque del fiume Giordano
vennero incanalate per la produzione di energia elettrica e fu iniziato lo
sfruttamento commerciale del potenziale minerario del Mar Morto.
Fu fondata la
Histadrùt (Federazione Generale del Lavoro - 1920), per promuovere il benessere
dei lavoratori e per creare posti di lavoro fondando e impiantando imprese
cooperative, tanto nel settore industriale quanto nei servizi di compravendita
per conto degli insediamenti comunitari agricoli.
Cultura
Giorno dopo
giorno emergeva una vita culturale che sarebbe divenuta esclusiva della
comunità ebraica in Terra d’Israele. Arte, musica e danza si svilupparono
gradualmente, con la fondazione di scuole e studi professionali. Furono
allestite gallerie e sale per fornire sedi per esibizioni e spettacoli ai quali
partecipava un pubblico esigente. La prima di un nuovo spettacolo, la
pubblicazione di un nuovo libro o di una mostra retrospettiva di un pittore
locale, erano immediatamente recensite dalla stampa e divenivano oggetto di
viva discussione nei caffè e in altre riunioni sociali.
L'Ebraico fu
riconosciuto come una delle tre lingue ufficiali del paese, assieme all’inglese
e all’arabo, e fu usato da allora in documenti, monete, francobolli, così come
nelle trasmissioni radiofoniche. Proliferarono le pubblicazioni e il paese
emerse come centro mondiale dell’attività letteraria ebraica. Teatri di vario genere
aprirono le loro porte a pubblici entusiasti e vi furono i primi tentativi di
scrivere opere originali in ebraico.
Opposizione
Araba e Restrizioni Britanniche
La rinascita
nazionale ebraica e gli sforzi della comunità nella ricostruzione del paese
furono fortemente osteggiati dai nazionalisti arabi. Il loro risentimento
irruppe in periodi d'intensa violenza (1920, 1921, 1929, 1936-39), quando
vennero distrutti convogli ebraici, dati alle fiamme campi e foreste, e furono
sferrati, senza che vi fosse stata alcuna provocazione, attacchi contro la
popolazione ebraica. I tentativi di raggiungere un dialogo con gli arabi,
intrapresi fin dall’inizio dello sforzo Sionista, risultarono alla fine
fallimentari, polarizzando il Sionismo e il nazionalismo arabo in una
situazione potenzialmente esplosiva.
Riconoscendo gli
obiettivi opposti dei due movimenti nazionali, gli Inglesi proposero (1937)
di dividere il paese in due Stati, uno
ebraico e uno arabo. La leadership ebraica accettò l’idea della spartizione e
conferì all’Agenzia Ebraica il potere di negoziare con il governo inglese nel
tentativo di riformulare alcuni aspetti della proposta. Gli arabi si opposero,
senza alcuna possibilità di compromesso, a qualsiasi piano di spartizione.
Continue sommosse
arabe antiebraiche a larga scala portarono l’Inghilterra (maggio 1939) a
pubblicare un Libro Bianco che imponeva drastiche restrizioni all’immigrazione
ebraica, nonostante le conseguenze che potesse avere per l’Ebraismo europeo la
negazione di un luogo dove rifugiarsi dalla persecuzione nazista.
L’inizio della II
Guerra Mondiale, subito dopo, spinse
David Ben-Gurion, che sarebbe poi divenuto il primo Capo di Governo
d’Israele, a dichiarare: Combatteremo la guerra come se non ci fosse il Libro
Bianco e il Libro Bianco come se non ci fosse la guerra.
Tre movimenti
clandestini ebraici operarono nel periodo del Mandato Britannico. Il maggiore
era la Haganah, fondata nel 1920 dalla
comunità ebraica come milizia di difesa con il compito di salvaguardare la
sicurezza della popolazione ebraica. Dalla metà degli anni ‘30 essa iniziò a
rispondere agli attacchi arabi con rappresaglie e reagì alle restrizioni
britanniche contro l’immigrazione ebraica con dimostrazioni di massa e
sabotaggi. L’Etzel, organizzata nel 1931, rifiutò la linea di autocontrollo
della Haganà e prese l’iniziativa di azioni indipendenti contro obiettivi sia
arabi sia inglesi. Il più piccolo e più militante fra i gruppi, il Lehi,
fondato nel 1940, era spinto principalmente dal suo atteggiamento
antibritannico. Le tre organizzazioni furono sciolte alla fondazione delle
Forze di Difesa d’Israele, l'esercito regolare del neonato stato, nel maggio
1948.
La Shoah
Nel corso della
II Guerra Mondiale (1939-1945), il regime nazista condusse deliberatamente un
piano sistematico il cui scopo era di eliminare la comunità ebraica in Europa,
nel corso del quale vennero assassinati sei milioni di ebrei, fra cui un
milione e mezzo di bambini. Quando l’esercito nazista travolse l’Europa, gli
ebrei vennero barbaramente perseguitati, sottoposto a ogni tortura e
umiliazione concepibili e ammassati in ghetti, dove tentativi di resistenza
armata provocavano misure ancora più dure. Dai ghetti essi venivano trasportati
in campi dove pochi fortunati venivano assegnati a un lavoro massacrante,
mentre la maggior parte veniva sottoposta a esecuzioni di massa o mandata alla
morte in camere a gas.
Non molti
riuscirono a scampare. Alcuni fuggirono in altri paesi, altri si unirono ai
partigiani ed altri ancora furono tenuti nascosti da non ebrei che misero così
a repentaglio le loro stesse vite. Solo un terzo, inclusi coloro che avevano
abbandonato l'Europa prima della guerra, riuscì a sopravvivere, da una
popolazione di quasi nove milioni, che un tempo era stata la più ampia e
vibrante comunità ebraica nel mondo.
Dopo la guerra,
gli inglesi applicarono ulteriori restrizioni sulla quota di ebrei ai quali
veniva permesso di entrare e di stabilirsi nel Paese. La comunità ebraica reagì
creando un’ampia rete di attività di
"immigrazione clandestina" per salvare i sopravvissuti alla
Shoah. Fra il 1945 e il 1948, furono condotti nel Paese circa 85.000 ebrei per
strade segrete e spesso pericolose, a dispetto del blocco navale e dei
pattugliamenti di confine istituiti dagli inglesi, per intercettare i profughi
prima che raggiungessero la loro destinazione. Quelli che venivano catturati,
erano internati in campi di detenzione nell’isola di Cipro o rinviati in
Europa.
I volontari ebrei
nella II Guerra Mondiale: furono oltre 26.000 gli uomini e le donne della
comunità ebraica del Paese che si offrirono volontariamente di unirsi alle
Forze Inglesi nella lotta contro la Germania nazista e i suoi alleati
dell’Asse, prestando servizio in fanteria, aereonautica e marina. Nel Settembre
1944, a seguito di un prolungato sforzo dell’Agenzia Ebraica nel Paese e del
Movimento Sionista all’estero, per ottenere il riconoscimento della
partecipazione degli ebrei della Palestina agli sforzi bellici, fu formata la
Brigata Ebraica come unità militare indipendente dell’esercito britannico, con
una sua bandiera e un proprio emblema. Composta di circa 5.000 uomini, la
Brigata operò in Egitto, nel nord Italia e in Europa nord occidentale.
Dopo la vittoria
degli Alleati in Europa (1945), molti dei suoi membri si unirono agli sforzi
della “immigrazione clandestina” per condurre i sopravvissuti alla Shoah in
Terra d’Israele.
La Strada per l’Indipendenza
L’incapacità
della Gran Bretagna di conciliare le pretese conflittuali delle comunità
ebraica ed araba, spinse il governo britannico a richiedere che la “Questione
della Palestina” fosse posta all’ordine del giorno dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite (Aprile 1947). Come risultato di tale richiesta fu
costituita una speciale Commissione, per redigere proposte sul futuro del
Paese. Il 29 Novembre 1947 l’Assemblea votò l’adozione delle proposte della
Commissione per la spartizione del paese in due Stati, uno ebraico e l’altro
arabo. La comunità ebraica accettò il piano, gli arabi lo rifiutarono.
Ascolta la
votazione Onu
In seguito al
voto delle Nazioni Unite, i militanti arabi locali, aiutati da forze volontarie
irregolari provenienti da altri paesi arabi, lanciarono violenti attacchi
contro la comunità ebraica, nel tentativo di rendere vana la risoluzione sulla
spartizione e impedire la fondazione di uno Stato ebraico. Dopo aver respinto
un certo numero di attacchi le organizzazioni di difesa ebraica sbaragliarono
la maggior parte delle forze attaccanti, conquistando l’intera area che era
stata destinata allo Stato ebraico.
Il 14 Maggio
1948, allo scadere del Mandato Britannico, la popolazione ebraica nel Paese
contava circa 650.000 abitanti, inseriti in una comunità ben organizzata con
istituzioni politiche, sociali ed economiche ben sviluppate - una nazione e uno
Stato a tutti gli effetti, fatta eccezione per il nome