“La colpa è di Hamas, non di Israele”

“La colpa è di Hamas, non di Israele”

  •   Ben Dror Yemini spiega benissimo la situazione, in un articolo pubblicato in ebraico e in arabo su Yediot Aharonot
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    Più di 20.000 palestinesi sono radunati in sei focolai di violenti scontri lungo la recinzione al confine con la Striscia di Gaza. I palestinesi bruciano pneumatici, lanciano bombe molotov e scagliano pietre contro il recinto e le forze dell'IDF.

    Le forze di sicurezza rispondono con mezzi antisommossa e per disperdere dimostrazioni, o con le armi in caso di tentativi di danneggiare o colpire le infrastrutture di sicurezza e le forze dell'IDF. L'IDF è pronto a continuare la propria attività contro i tentativi di attacco e danneggiamento delle infrastrutture di sicurezza.

    L'organizzazione terroristica di Hamas mette in pericolo gli abitanti della Striscia di Gaza e li trasforma in coperture per atti di terrorismo, pertanto l'organizzazione terrorista di Hamas è responsabile di tutti gli eventi e delle loro conseguenze.​

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    “Shalom vicino, shalom vicina,

    Già da molti anni vivete nel bisogno. Lo sappiamo. Non stiamo facendo finta di niente. La maggior parte di noi persino soffre, perché vogliamo che i nostri vicini vivano nel benessere, con un futuro migliore per se stessi e per i loro figli.

    Poco più di dieci anni fa, Israele si è ritirata dalla Striscia di Gaza, fino all’ultimo centimetro. Poteva essere un punto di partenza. Parte dei palestinesi per la prima volta ha avuto la possibilità di essere totalmente indipendente. Per la prima volta nella storia potevano esaudire tutti i loro desideri. Poteva essere un nuovo inizio. Ma in poco tempo Hamas si è impossessato del potere a Gaza. Centinaia di palestinesi sono morti durante gli scontri. Il primo atto di Hamas è stato l’annullamento di tutti gli accordi con Israele, in primo luogo l’accordo sui passaggi di valico. Non è stato Israele ha imporre il blocco di Gaza. È stato Hamas a imporlo attarverso l’annullamento degli accordi.

    Ciononostante, ogni giorno transitano centinaia di camion con aiuti da Israele verso la Striscia. Non c’è un interesse israeliano in una crisi a Gaza né nella crisi umanitaria. Eppure vi state comunque gettando in una crisi. E non per colpa degli israeliani; Israele non c’entra nulla. È colpa del regime di Hamas. Hamas sa come investire; solo che investe nell’industria della morte. Se investisse i fondi per la creazionedi case, scuole e ospedali, e non invece per costruire tunnel, la situazione sarebbe di gran lunga migliore. Non vi trascinerebbe e non trascinerebbe noi in continui scontri. E quali sono state le conseguenze degli investimenti in razzi e tunnel? Solo la sofferenza degli abitanti della Striscia. No, non c’è nessuna relazione con Israele. Guardatevi attorono, cari vicini, guardate ad altri Paesi. Non siete soli. In ogni luogo dove l’Islam fondamentalista ha preso il potere, si è portata distruzione e devastazione. Così in Somalia, in Nigeria, in Siria, in Libia, in Pakistan e in Afganistan. C’è forse un singolo posto al mondo dove l’Islam fondamentalista ha aiutato i cittadini? Uno solo?

    Quando Hamas è salito al potere, la comunità internazionale ha stabilito delle condizioni per gli aiuti: le cosiddette “Condizioni del Quartetto”. L’accettazaione di queste condizione avrebbe portato alla cessazione dell’embargo e a un futuro migliore. Anche i leader dei Paesi arabi hanno fatto pressione per l’accettazione delle condizioni. Ma i leader di Hamas hanno deciso di dire “No”. È venuto il momento di manifestare contro di loro. È venuto il momento di fare pressione su di loro perché abbiate più acqua, più elettricità, più cibo e più lavoro. Loro sono il problema. Non Israele.

    Da quasi settant’anni il mondo arabo vi tiene ancora profughi. No, non è per colpa di Israele. È perché così hanno voluto i dirigenti dei Paesi arabi. Hanno avuto l’occasione di costituire uno Stato nel 1947. Hanno detto “No”, e vi hanno portato alla Nakba (catastrofe). Per decenni avrebbero potuto assorbire i profughi. Non hanno voluto. Ancora un’occasione per risolvere il problema dei profughi è stata la proposta di Clinton. Ma i vostri leader hanno continuato a dire no.

    Permetteteci di ricordarvi che non siete gli unici al mondo che hanno vissuto una “Nakba”. Centinaia di milioni di persone sono state sradicate dalle loro patrie in conseguenza della Prima e della Seconda guerra mondiale. Anche circa un milione di ebrei sono stati cacciati dai Paesi arabi o sono stati costretti ad andarsene. Le proprietà di molti di loro sono state occupate o confiscate. Sono arrivati in Israele come profughi. Non è stato semplice nei primi anni, come non lo è stato per altre decine di milioni. Ma nessuno di questi è ancora profugo. Solo voi. È chiaro che la colpa è dei vostri leader. Non hanno voluto risolvere il problema e voi ne pagate il prezzo.

    Noi non vogliamo sofferenza. Vogliamo che viviate accanto a noi in pace, prosperità e indipendenza. Smettiamola di combattere uno contro l’altro. Finiamola con le illusioni, compresi quanti tra di noi preferiscono illudersi, per una realtà migliore. Tutto il mondo aiuterà, a condizione che dimostriate una vera volontà, e non odio, incitamento e l’illusione del “diritto al ritorno”. Anche noi abbiamo fatto molti errori. Ci sono cose da sistemare. Dobbiamo sistemarle. Ma tendiamo anche una mano alla pace. Accettatela per favore. Invece che altre illusioni o “marce del ritorno”, che è solo provocazione e violenza, marciamo insieme per la pace, riappacificazione e mutuo riconoscimento. Da 70 anni marciate nella stessa marcia, su una via ormai vecchia, con le stesse conseguenze. Altra sofferenza. Altra crisi. Sarebbe forse meglio tentare una via nuova. Una via dove ci sia speranza. Per favore accettate la nostra mano tesa verso la pace.”

    Articolo originale in EBRAICO e ARABO: http://m.yediot.co.il/Articles/5209608