In preghiera davanti al Muro occidentale
«Ho scritto il Padre Nostro di mio pugno nella lingua in cui l’ho imparato da mia madre»: sono le parole con cui Papa Francesco, ripetendo un gesto già compiuto dai suoi predecessori in Israele, ha deposto la propria preghiera all’interno di una fessura del Muro occidentale di Gerusalemme.
Nella mattina di lunedì 26 maggio il Pontefice vi ha sostato in silenziosa preghiera. Firmando poi il libro d’oro, in spagnolo ha scritto le parole del primo versetto del Salmo 121/122: «Quale gioia quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!”’. Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!» aggiungendo: «Con questi sentimenti di gioia verso i miei fratelli maggiori, sono venuto ora e ho chiesto al Signore la grazia della pace».
Saluto del rabbino del Muro Occidentale (Muro del pianto), Rabbi Shmuel Rabinovich, a Papa Francesco:
Distinti ospiti, Papa Francesco,
Benvenuto nella Città Santa, Gerusalemme.
Re Davide, il soave cantore d’Israele, ha scritto nel libro dei Salmi: "Quando il Signore farà ritornare i rimpatriati a Sion, ci sembrerà di sognare...". La Gerusalemme in cui Ella è giunta, Santità, non è solo la Gerusalemme reale. È anche la Gerusalemme dei sogni; i sogni di milioni di ebrei durante tutto il bimillenario esilio. Gerusalemme è un sogno che si è compiuto, e noi continuiamo a camminare in essa credendo di sognare.
C'è un famoso bassorilievo sull'arco trionfale che Tito costruì a Roma in onore della sua vittoria sulla nazione ebraica e la distruzione del Tempio di Gerusalemme. L'incisione raffigura dei prigionieri ebrei che trasportano in esilio i tesori rubati del Tempio. La verità è che Tito riuscì a saccheggiare la Menorah e gli utensili del tempio, ma la luce della fede e la speranza di tornare nella terra dei nostri padri, non riuscì a estinguerle.
Abbiamo compiuto un lungo cammino sulla via del ritorno a casa. Abbiamo errato per i quattro angoli della terra. Per duemila anni abbiamo sofferto disprezzo, avuto la nostra piena parte di dolore, ma ogni singolo giorno abbiamo pregato e creduto "L'anno prossimo a Gerusalemme". Noi siamo stati privilegiati e negli ultimi secoli siamo tornati alla nostra terra e ristabilito il Regno di Israele. Siamo nuovamente padroni del nostro destino e in grado di soddisfare l'obiettivo e la sfida quotidiana per realizzare il verso «E sarete per me un regno di principi e una nazione santa".
Illustri ospiti ,
La nazione di Israele che risiede a Gerusalemme è la più alta prova della forza della fede di cambiare la realtà. La fede è ciò che ha portato Nachmanide, Rabbi Moses ben Nachman, dalla Spagna a Gerusalemme, al fine di ristabilire l'insediamento ebraico già 400 anni fa. La fede è ciò che ha portato il rabbino Yehuda Hassid e i suoi studenti a immigrare in Israele dalla Polonia, 200 anni fa, e a stabilire la loro dimora a Gerusalemme. La fede è ciò che ha permesso a migliaia di ebrei di emigrare in Terra d'Israele e a Gerusalemme.
La Gerusalemme ricostruita è un miracolo avvenuto per la forza della fede. Benedetto Colui che ha compiuto per noi un miracolo in questo luogo.
Crediamo che la nazione ebraica abbia un ruolo speciale in questo mondo. Anche durante gli anni più difficili, quando l'antisemitismo ci ha perseguitati e colpiti senza pietà tutto il mondo, abbiamo continuato a credere negli antichi versi "Voi siete figli per il Signore vostro D-o". Non per orgoglio, per carità, ma per un profondo senso di missione e per il desiderio di riparare il mondo nel regno di D-o. In effetti, il contributo della nazione ebraica alla storia del mondo è incommensurabilmente superiore al suo relativo numero in termini di popolazione.
Illustri ospiti ,
Gerusalemme è il luogo in cui dobbiamo elevarci al di sopra di ogni controversia.
Gerusalemme è il luogo in cui dobbiamo alzare i nostri occhi al cielo e abbassare i nostri cuori in umiltà.
Per troppi anni la fede è stata alla radice di controversie, odio e dolore in tutto il mondo. Da qui, da questo sito, che è sacro per voi, per me e per altri milioni di persone in tutto il mondo, voglio rivolgermi, insieme con voi, ai fedeli di tutte le religioni e trasmettere loro da Gerusalemme una benedizione di Shalom: pace.
Poiché da Sion uscirà la Torah e la parola di D-o da Gerusalemme.
A nome di tutti noi, reciterò dal Libro dei Salmi, il capitolo 121:
“Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.”