“Hamas in piazza da sconfitto”

“Hamas in piazza da sconfitto”

  •   Intervista dell’Ambasciatore Ofer Sachs a La Repubblica (di Vincenzo Nigro, 6 aprile 2018)
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    V.N.: - Lo Stato di Israele si prepara a un altro venerdì di proteste al confine della Striscia di Gaza, il territorio palestinese governato dal movimento islamista Hamas. Ambasciatore Ofer Sachs, siete pronti a fare nuove vittime fra i civili palestinesi per difendere i vostri confini?
    O.S.: «Queste marce organizzate da Hamas sono una provocazione. Hamas non è un movimento pacifista che ha scelto di manifestare pacificamente ai nostri confini per rivendicare i diritti palestinesi. È un'organizzazione terroristica, che da anni prova a colpire Israele con atti di terrore. E adesso ha inventato questa modalità per mandare avanti il suo obiettivo, che è quello di trovare modo di distruggere Israele, non di trovare una soluzione politica».


    V.N.: - Quindi l'esercito continuerà a sparare?
    O.S.: «Se ci saranno provocazioni, ci sarà una reazione dura, come la scorsa settimana. Le IDF (lsrael Defence Forces) hanno comunicato chiaramente quali sono i punti da non oltrepassare e sanno distinguere fra militanti armati, terroristi che vogliono entrare dentro Israele per fare attentati e semplici cittadini che vorranno manifestare perché costretti da Hamas. Dei 16 morti di venerdì scorso 10 erano terroristi e militanti di Hamas, non semplici cittadini. Questa volta si preparano a incendiare centinaia dì copertoni di auto per creare una enorme barriera di fumo nero per nascondere le attività più pericolose per noi».


    V.N.: - Non credete che le operazioni per fermare la marcia del ritorno possano finire fuori controllo, provocare una nuova guerra generalizzata?
    O.S.: «Non è assolutamente intenzione di Israele: noi vogliamo starcene separati da Hamas ed evitare soltanto che ci attacchino. Crediamo anche che i capi di Hamas non vogliano una nuova guerra con Israele. Perché per 11 anni non hanno mai organizzato marce e manifestazioni "pacifiste" e adesso all'improvviso hanno deciso di farlo? Perché hanno deciso di reagire al fallimento politico, economico e anche del loro progetto terroristico. La situazione a Gaza è disperata, la popolazione è allo stremo, Hamas ha speso milioni di dollari per attività militari e terroristiche che sono fallite. Vogliono un colpevole esterno e non può che essere Israele».


    V.N.: - Ma voi non state facendo nulla per aiutare la situazione umanitaria a Gaza, che effettivamente è disperata. Israele fa mancare perfino i medicinali necessari nella Striscia.
    O.S.: «Non è così, Gaza viene tenuta in vita da Israele nonostante i continui attentati terroristici e le minacce di morte che Hamas ci lancia. Noi abbiano capito che la loro economia sta collassando perfino dal crollo dei numeri di camion di merci acquistate che entrano nella Striscia. Questa crisi ha due ragioni: primo, continuando ad avere come obiettivo la distruzione di Israele e non il negoziato, i capi di Hamas si sono isolati nella regione. Hanno perso appoggio in molti stati arabi. Secondo punto: stanno fallendo la riconciliazione con Fatah, con Abu Mazen, e questo non fa che peggiorare le loro condizioni. Fatah non paga più gli stipendi ai dipendenti pubblici a Gaza, Abu Mazen mantiene sanzioni durissime contro Hamas, che non è capace di gestire un processo politico non violento di riconciliazione nemmeno all'interno del campo palestinese. Contro questo movimento, Israele si difenderà».