Polveriera Medioriente sfida per l’Ue “L’Iran vuole lo scontro con Israele”

Polveriera Medioriente sfida per l’Ue

  •   “L’Iran vuole lo scontro con Israele”
  • Ofra Farhi, Vice Ambasciatrice d'Israele in Italia, alla cerimonia in onore della Brigata Ebraica a Piangipane (ottobre 2018)
     

    GERUSALEMME - Sempre in primo piano, lo Stato di Israele è al centro del dibattito politico internazionale e nazionale per il susseguirsi degli sviluppi politici provenienti dalla regione. Israele continua a seguire con grande attenzione e apprensione gli sviluppi internazionali e mediorientali. L’instabilità dell’area non ha modificato il livello di fiducia delle Agenzie di rating internazionali e dei mercati. Anche l’Italia guarda con attenzione lo sviluppo e le start-up di questo Paese. Nell’ambito della politica estera, oggetto di particolare attenzione per Israele restano: la costante minaccia iraniana percepita con preoccupazione sia nel contesto dell’accordo

    sul nucleare, sia nel quadrante siriano dove la presenza iraniana è aumentata considerevolmente, e po il posizionamento degli attori esterni nel Paese. Recentemente, a Gerusalemme, Netanyahu ha dato il benvenuto al vice premier italiano Matteo Salvini, definendolo “grande amico di Israele”. A Netanyahu, Salvini ha garantito un cambiamento “dell’atteg- giamento dell’Italia a tutela di Israele in sedi internazionali, in particolare le Nazioni Unite e l’Unione europea, finora troppo sbilanciate contro lo Stato ebraico”. Nel tentativo di comprendere l’attualità israeliana e i rapporti economici e politici con l’Italia, intervistiamo il vice ambasciatore dello Stato di Israele in Italia Ofra Farhi.

    Quali sono le sostanziali novità dall’inizio del nuovo anno in Israele?

    In primis la ringrazio per questa intervista. Il nuovo anno in Israele, comincia con molte speranze e aspettative. Nel 2018, come riportato dai media, Israele ha avuto un boom di turisti, superando gli oltre 4 milioni di visitatori (150 mila dall’Italia). Si tratta di un incremento del 13%, rispetto all’anno precedente. Tra le altre cose, il Ministro del Turismo ha annunciato anche un aumento dei fondi destinati ad attirare nuovi turisti da diversi Paesi del mondo, menzionando direttamente anche l’Italia. Segno della particolare rilevanza che Israele dà all’Italia, non soltanto per i rapporti  istituzionali ed economici, ma anche delle affinità che il popolo israeliano sente con quello italiano. Nel 2019, ospiteremo l’Eurovision in Israele, dopo la vittoria lo scorso anno della splendida canzone di Netta Barzilai. Dopo il Giro d’Italia lo scorso anno, sicuramente l’Eurovision permetterà ad Israele di essere ancora al centro del panorama culturale internazionale. Quest’anno poi, nel mese di aprile, si terranno le nuove elezioni politiche nel Paese. Anche in questa tornata elettorale correranno diversi partiti, alcuni di questi del tutto nuovi. Un chiaro segno della vitalità della democrazia israeliana e del dibattito politico nazionale. Ritengo sia un segnale positivo per tutti.

    Il viaggio di Salvini in Israele ha posto molti interrogativi tra i cittadini italiani. Può aiutarci a comprendere come gli israeliani guardano a tale incontro, e cosa Israele si aspetta dall’amicizia con l’Italia?

    Il viaggio del Ministro Salvini in Israele è stato molto importante. Salvini ha preso delle posizioni chiare su questioni fondamentali per la sicurezza, come la definizione di Hezbollah quale ‘organizzazione terroristica’. Una ovvietà per molti, ma importante in una Europa che - incomprensibilmente - pretende di distinguere tra un’ala politica di Hezbollah (legittimata) e una militare (considerata terrorista). Si tratta di una distinzione priva di senso e ritengo che non serva neanche chiarire il perché. Il 26 gennaio, è arrivato in Israele il Ministro degli Esteri Moavero. Appena atterrato ha espresso chiare parole di amicizia, sottolineato l’importanza delle relazioni tra Roma e Gerusalemme e condannato, senza ambiguità alcuna, le minacce iraniane allo Stato ebraico. Auspichiamo che altri rappresentanti del governo seguiranno, in primis il premier Conte e il vicepremier Di Maio. Le visite di rappresentanti italiani in Israele, tra l’altro, fanno seguito a quelle di diversi rappresentanti istituzionali israeliani di massimo livello, tra cui il presidente Rivlin e lo Speaker della Knesset - seconda carica dello Stato - Yuli Edelstein. Durante tutti gli incontri avuti in Italia, le parti hanno concordato di intensificare le già ottime relazioni bilaterali.  Ovviamente vogliamo anche organizzare una visita dei parlamentari dell’associazione di ‘Amicizia Italia - Israele’, presieduta in questa legislatura dal Senatore Malan, in Israele. Nella nuova ‘associazione di amicizia’, lo diciamo con soddisfazione, abbiamo rappresentanti di tutti gli schieramenti politici. Riteniamo che vedere con i propri occhi Israele sia la maniera migliore per comprendere veramente la realtà dei fatti, sia per quanto riguarda il conflitto che per conoscere la vitalità del Paese e della sua popolazione.

    Le interferenze iraniane in Siria vengono denunciate costantemente dalle agenzie di sicurezza dello stato di Israele. Cosa sta accadendo in Siria?

    In Siria è in corso da anni un tragico conflitto che, prima di essere un terreno di contesa geopolitica, è una enorme tragedia umanitaria. Come lei sa, Israele non è parte di questo conflitto ma, nonostante lo stato di guerra ‘ufficiale’ che esiste tra Israele e Siria, l’esercito israeliano – seguendo i suoi valori morali - ha operato per curare migliaia di feriti siriani. Ovviamente, si tratta  di operazioni fatte nella massima riservatezza, nel rispetto della sicurezza degli stessi siriani curati negli ospedali siraeliani. Per arrivare  alla sua domanda, la risposta è sotto gli occhi di tutti: il regime iraniano  ha usato la crisi siriana per espandere il suo potere regionale. Teheran ha sfruttato le proteste, per riempire la Siria di milizie sciite finanziate e addestrate dai Pasdaran. Una colonizzazione non solo militare, ma anche demografica, visto che in Siria i foreign fighters iraniani stanno occupando interi quartieri un tempo abitati da sunniti. L’obiettivo è quello di creare un asse sciita che unisca Teheran-Baghdad-Damasco, con il fine ultimo di egemonizzare Beirut e avere un accesso diretto al Mediterraneo. Così facendo, l’Iran potrà garantire ad Hezbollah - il suo proxy per eccellenza - un sostegno costante di armi e soldi. Le faccio solo presente che, proprio in queste settimane, l’esercito israeliano ha scoperto sei tunnel scavati da Hezbollah al confine con tra Libano e Israele, in piena violazione della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite (come riconosciuto dal Comandante italiano di Unifil). In questo contesto, al regime iraniano Israele serve come giustificazione: occupare il Sud della Siria, trasferire armi al confine israeliano, sono tutte azioni che hanno lo scopo di intensificare lo scontro con Israele, per poter giustificare ideologicamente una occupazione militare che, altrimenti, diventerebbe problematica. In primis per gli iraniani  stessi che, ormai da mesi, stanno protestando in piazza per la disoccupazione e il caro vita, al grido di “No Gaza, No Beirut, la mia vita solo per l’Iran”. Tutto questo, è una sfida per l’Europa stessa: non solo i nuovi conflitti in quella regione non farebbero che aumentare l’instabilità e, potenzialmente, il numero di profughi che potrebbe voler raggiungere l’Europa. Poi proprio Hezbollah e l’Iran, sono direttamente coinvolti nel narcotraffico internazionale. Ci tengo anche a evidenziare un punto: Israele non ha rigettato l’accordo nucleare con l’Iran per una pregiudiziale ideologica. Israele lo ha rigettato perché era un accordo temporaneo e lacunoso: prevedeva una scadenza temporale e non comprendeva il ridimensionamento del pericoloso programma missilistico iraniano, che minaccia parte dell’Europa stessa. Togliere le sanzioni all’Iran è stato il regalo più grande che si potesse fare alla Repubblica Islamica. Il frutto avvelenato di questo regalo è oggi sotto gli occhi di tutti.

    Grazie alla diversificazione energetica nel Mediterraneo, Israele e il Sud Italia potrebbero avvicinarsi. Il progetto EastMed prevede un gasdotto che collegherà direttamente le risorse di gas dell’Est Mediterraneo con la rete Europea del gas naturale. Il gasdotto è progettato per trasportare 10 miliardi di metri cubi all’anno dalle riserve di gas scoperte nel bacino Levantino, fino alle rete nazionale greca e successivamente raggiungere il Sud Italia. Possiamo approfondire tale potenzialità per Israele e per il Meridione Italiano?

    Le risorse energetiche scoperte nel Mediterraneo in questi anni, stanno davvero ridisegnando la geopolitica regionale. Israele, grazie al gas, è potuto diventare autosufficiente e importanti accordi sono stati firmati sia con l’Egitto, che con la Giordania. Nel summit tenutosi recentemente al Cairo, con la partecipazione anche di un rappresentante del governo italiano, Israele, Egitto, Cipro, Grecia, Italia, Giordania e Autorità Nazionale Palestinese, hanno deciso di creare un forum regionale, per aumentare la cooperazione nel settore energetico. Grazie al gas, quindi, è nata anche una vera e propria alleanza strategica tra Israele, Grecia e Cipro, che è stata estesa al settore militare. Si tratta di passi molto importanti. Il progetto del gasdotto Eastmed va, per l’appunto, nell’ottica non solo di rafforzare il dialogo regionale, ma anche di permettere all’Europa di diversificare i propri approvvigionamenti energetici, come previsto nella stessa “Strategia per la Sicurezza Energetica” della Commissione Europea. Sono profondamente convinta che l’intesificazione di questa cooperazione sia un vantaggio per tutti gli attori dell’area Mediterranea, Italia compresa.

    Israele e la Regione Campania. Può descriverci  quali progetti,  relazioni e visite istituzionali sono in programma in questo nuovo anno tra la Regione Campania e lo stato di Israele?

    Le relazioni tra Israele e la Regione Campania sono varie e riguardano diversi e importanti settori. A livello accedemico, ci sono relazioni forti con l’Università Federico II e la Apple Accademy. Sotto il profilo culturale, a Napoli è andato in scena lo spettacolo teatrale  della scrittrice Savyon Liebrecht, il concerto del trio jazz Rotem Sivan, mentre l’artista Lee Yanor ha vinto nel 2017 il premio ‘Coreografo Elettronico’ al Museo Madre di Napoli. La rinomata compagnia israeliana dei Vertigo si esibirà a luglio al Teatro Grande di Pompei. Per quanto concerne la cooperazione economica, una delegazione della autorità portuale israeliana visiterà la Campania e la Puglia, con l’obiettivo di intensificare i rapporti nel settore delle infrastrutture porturali. La visita israeliana  viene dopo quella da noi. La delegazione israeliana incontrerà il presidente delle autorità portuali del Tirreno e dell’Adriatico, visitando i principali porti in Campania e Puglia. Senza contare che, proprio in questi ultimi mesi, abbiamo assistito ad un boom di turisti israeliani a Napoli, attirati anche dalla  traduzione  in ebraico  del romanzo di Elena Ferrante, ‘L’Amica Geniale’. Personalmente io sono una grande fan della Ferrante, di cui ho letto tutti i libri tradotti in ebraico. Da quando il libro è stato diffuso sul mercato israeliano, ha avuto davvero un boom di vendite incredibili.

     

    di Domenico Letizia

    Analista geopolitico, presidente dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale e collaboratore dall’estero di “Radio Atene”​

    Intervista pubblicata su "Cronache di Napoli" il 2 febbraio 2019 (pag. 3)