È stata presentata ieri Disegnare l’ebraico. Interpretazione artistica
dell’Alef Bet, mostra ospitata al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah di Ferrara che costituisce il culmine del progetto per la
promozione della conoscenza dell’ebraico realizzato in collaborazione con
l’Ambasciata d’Israele in Italia e l’Istituto Europeo di Design di Roma.
Il Museo espone nel padiglione d’accesso del suo edificio, nel suggestivo
Giardino delle Domande, le 27 illustrazioni firmate da 16 studenti e due
docenti dello IED di Roma, che accoglieranno i visitatori con rielaborazioni
originali delle lettere dell’alfabeto ebraico. Ogni lettera è accompagnata da
un testo di approfondimento dedicato ai significati nascosti e all’origine
dell’ispirazione che ha portato alla realizzazione dei disegni. Tanti i
riferimenti culturali e i parallelismi che sono alla base dei lavori: dai
personaggi dei Tarocchi alla Kabbalah, dai Re di Israele alle ultime invenzioni
scientifiche.
Le illustrazioni sono il frutto di workshop e incontri dedicati alle
diverse sfaccettature della lingua ebraica, indirizzati agli studenti del
secondo anno del corso di Illustrazione e Animazione dello IED. Le lezioni
hanno visto la partecipazione di S.E. Dror Eydar, Ambasciatore di Israele in
Italia; Smadar Shapira e Maya Katzir, rispettivamente Consigliere per gli
Affari Pubblici e Addetta Culturale dell’Ambasciata d’Israele in Italia, di
Amedeo Spagnoletto, Direttore del MEIS e Sofèr (parola ebraica con cui si
indica lo scriba di testi sacri ebraici), e di Ely Rozenberg, designer
israeliano e Coordinatore dei corsi di Design alla Rome University of Fine Arts
(RUFA).
«Abbiamo deciso di ospitare la mostra Disegnare l'ebraico – spiega il
Direttore Amedeo Spagnoletto – per diverse ragioni. Vogliamo ricordare come
l'ebraico sia sopravvissuto, nonostante la dispersione del popolo per due
millenni, grazie alla tenacia di una diaspora che ha mantenuto intatto il
rapporto con la lingua biblica, facendone uno dei pilastri della propria
identità di generazione in generazione e custodendo l'alfabeto come un tesoro.
Quest'anno ricorre inoltre il centenario della scomparsa del giornalista e
filologo Eliezer Ben Yehuda, padre della rinascita della lingua ebraica tra
fine Ottocento e inizio Novecento. Adottato da un Paese, Israele, l'ebraico è
oggi parlato e scritto da milioni di persone. Un fenomeno culturale che ha
dell'incredibile e ha pochissimi casi simili nella storia.».
Smadar Shapira, Consigliere per gli Affari Pubblici dell’Ambasciata di
Israele in Italia: «La mia è la prima generazione in famiglia che ha potuto
apprezzare la letteratura per bambini in ebraico. La prima generazione che,
prima di addormentarsi, ha ascoltato ninne nanne in ebraico, che usa l'ebraico
come unica lingua di comunicazione con i propri genitori e nonni. Agli occhi
dei miei nonni, noi, la nuova generazione di israeliani che parlano ebraico
come madrelingua, siamo i veri israeliani; per loro, siamo un sogno che si
avvera. La lingua ebraica ha svolto un ruolo centrale nella rivoluzione
sionista e nei processi che hanno portato alla creazione della patria nazionale
del popolo ebraico, lo Stato di Israele».
Conclude Max Giovagnoli, Coordinatore della Scuola di Arti Visive IED di
Roma: «Collegare il contemporaneo segnico di un gruppo di giovani artisti alla
tradizione millenaria del racconto e della cultura ebraica: è stata questa la
sfida con la quale studenti e docenti si sono mossi insieme per settimane,
aiutati da cultori e designer, in un viaggio che si è rivelato simile a una
immersione in storie non scritte, fatti storici, miti e spazi creativi
inesplorati. E come in qualsiasi progetto, o viaggio, si è passati da uno
smarrimento iniziale alla individuazione progressiva di un percorso
individuale, personalizzato su ogni lettera o segno, restituito nel suo sguardo
complessivo dalla mostra qui rappresentata».
Esposto nel giardino del MEIS e come ulteriore collegamento con Israele ci
sarà anche un tombino d’artista che racconta in maniera insolita le tante
attrazioni della città Tel Aviv-Giaffa.
Nel 2020 la compagnia israeliana Mei Avivim ha indetto un concorso rivolto
ai designer per riprogettare le coperture dei tombini della città di Tel Aviv-Giaffa.
Ad aggiudicarsi il primo premio è stata la giovane Anna Stylianou che ha
inserito sul suo tombino alcuni dei simboli più emblematici della metropoli: le
palme, le biciclette, l'iconica fontana di Dizengoff, la torre dell'orologio di
Giaffa e molto altro.
Dopo l’esposizione al MEIS, il prototipo entrerà a far parte della
collezione del Museo Internazionale delle Ghise di Ferrara ideato da Stefano
Bottoni nel 2003.
Con Disegnare l’ebraico il pubblico ha un motivo in più per visitare il
MEIS, che fino al 3 luglio ospita Oltre il ghetto. Dentro&Fuori, la mostra
dedicata alla ricostruzione della presenza ebraica in Italia, focalizzata sul
periodo che va dall'epoca dei ghetti (1516) alla Prima guerra mondiale e curata
da Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e
Sharon Reichel.