IDF: storie di diversità

IDF: storie di diversità

  •   Ragazzi disabili e giovani appartenenti a culture, religioni ed etnie diverse, uniti da un unico obiettivo: difendere Israele.
  • “Quando mi è stata diagnosticata la SLA, ho deciso di rimanere nell’esercito e passare all’unità di intelligence, nella quale posso esser produttivo” - Capitano Omri Hotam
     
    Un soldato israeliano, filippino e cattolico

    La storia del Caporale Aaron Refael è singolare. Nato in una famiglia cattolica originaria delle Filippine, Aaron è nato e cresciuto in Israele, a Hertzlya, dove la famiglia si era trasferita per lavoro. A diciottanni Aaron voleva arruoalrsi nell’IDF come gli altri suoi amici ed è riuscito a realizzare il suo sogno diventando un soldato della Brigata di Fanteria “Nahal”. “Ho visto come tutti facciano il servizio militare, e io anche volevo dare il mio contributo” dice il Caporale Refael.

    Dopo numerose difficoltà burocratiche, Aaron ha ricevuto la cittadinanza israeliana nel 2013. Quando ha ricevuto il Tzav Rishon (chiamata alla leva) ha scoperto di avere un profilo medico che non gli avrebbe permesso di servire in posizioni di combattimento. Grazie alla sua determinazione, Aaron ha ricevuto il permesso di unirsi a un’unità combattente e dopo l’addestramento ha comincitao a prestare servizio nella difesa dei confini di Israele. “Nell’esercito in particolare vedi come le minoranze che provengono da diversi contesti culturali siano trattate con rispetto ed eguaglianza”.


    Da Addis Abeba all’unità scelta “Duvdevan”

    Il Sergente Maggiore Metoko è nato nel 1994 ad Addis Abeba. “Ho fatto aliya a cinque anni, e prima di partire ero rimasto orfano di entrambi i genitori”. Arrivato in Israele, Metoko e i suoi fratelli si stabiliscono a Haifa, dove ha finito con successo le scuole superiori. Dopo la maturità, Metoko è stato accettato in un programma selettivo che precede il servizio militare, grazie al quale ha visitato per la prima volta diverse parti del Paese. “Sono stati dei giorni meravigliosi; viaggiavo e imparavo: è stata un’esperienza per me molto importante”.

    Dopo un anno di servizio precedente alla leva, Metoko è entrato nelle forze speciali della Marina Israeliana, le più prestigiose che conoscesse. Al tempo non conosceva l’unità scelta anti-terrorismo Duvdevan, le cui attività sono estremamente riservate. Metoko ha passato l’estenuante processo selettivo della Marina, ma non era a suo agio nelle difficili esercitazioni in acqua ed è quindi passato all’unità Duvdevan, i cui soldati spesso si camuffano dal nemico per operare tra le sue fila. Della sua prima operazione segreta, Metoko racconta: “è emozionante e pauroso. Sai che non è un’esercitazione, ma è un’operazione vera e propria. Un insieme di divertimento, adrenalina e paura”. Dell’esperienza nell’unità, Metoko dice: “oggi fa parte della mia vita. La fine dell’addestramento è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Ti fai a pezzi per entrare nell’unità, per unirti agli altri compagni, e quando ce la fai scopri che lavori con persone meravigliose”.


    Il primo comandante druso della brigata Golani

    Uno dei momenti storici dell’IDF è stato quando il Colonnello Ghassan Alian è diventato nel 2013 il secondo ufficiale druso a prendere il comando di una brigata di fanteria, nominato dal Tenente Generale Benny Gantz. Il primo è stato Imad Fares, che era al comando della Brigata Givati. Il Colonnello Ghassan Alian è il primo comandante non ebreo della famosa Brigata Golani, assegnata al precario confine israelo-siriano.

    Soldato di carriera dal 1990, ha una considerevole esperienza militare, che include la Seconda Guerra in Libano, il comando della Brigata del Distretto di Menashe (vicino a Jenin) e varie operazioni militaru nella Striscia di Gaza, compresa l’operazione “Margine Protettivo del 2014”, in cui la Brigata Golani ha partecipato alle battaglie più difficili. In un’operazione, il Colonnello Alian è stato gravemente ferito: subito dopo il trasporto in ospedale, ha chiesto di ritornare dai suoi soldati. Questo tipo di coraggio e dedizione è quello che l’IDF cerca per infondere motivazione nei soldati.


    Anche i diversamente abili hanno un posto nell’IDF: la testimonianza di un giovane ufficiale con la SLA

    Si è arruolato nell’esercito come paracadutista, ma al termine del servizio militare, a 22 anni, gli è stata diagnosticata la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), una malattia che colpisce i neuroni che regolano il movimento muscolare, irrigidendo i muscoli e causando problemi nel deglutire e respirare. Dopo la diagnosi, il Capitano Omri Hotam poteva scegliere se esser esonerato o se continuare a servire nell’esercito. Dopo aver viaggiato per un anno, “sono tornato e ho deciso di rimanere nell’esercito e di passare all’unità di intelligence dove posso esser produttivo”, dice il Capitano Hotam, che ha iniziato una nuova carriera militare.

    Vive a Tel Aviv in un appartamento che condivide con degli amici. “Faccio quel che fanno tutti i ragazzi della mia età. I miei coinquilini sono i miei amici d’infanzia. Vivere con me non è semplice perché devono aiutarmi in tutto, ma sono talmente buoni i miei amici!” racconta il Capitano Hotam, che ringrazia anche i colleghi: “le persone che servono con me sono fantastiche. Mi aiutano molto: mi aiutano a mangiare e a muovermi. Sono veri amici, e sono la ragione per cui continuo a svolgere il mio servizio, perché mi aiutano a realizzarmi”. E poi aggiunge: “Cerco di vivere una vita normale. È quello che ho fatto da quando mi hanno scoperto la malattia. Da come la vedo io, non ho avuto né ho altra scelta”.


    Battersi contro il pregiudizio dell’autismo

    L’IDF è tra i pochi eserciti al mondo che integra con successo soldati con autismo di diversi gradi. Il Tenente Colonnello Rosenfeld, Comandante dell’Ufficio di Arruolamento Online sostiene che “per quanto riguarda l’integrazione di persone diversamente abili nell’IDF, stiamo aprendo sempre più possibilità”.

    Tra le azioni dell’IDF si inserisce anche “Roim Rachok” (vediamo lontano), un programma per soldati autistici, iniziato come iniziativa di T., un veterano dell’IDF che voleva aiutare un amico a far arruolare nell’esercito i suoi due figli autistici. La sua idea è diventata realtà nel 2013, quando, con la partecipazione dell’Ono Academic College, l’IDF ha aperto il primo corso a 12 partecipanti, che hanno dimostrato eccellenza e determinazione, terminando prima del previsto.

    Roim Rachok è il primo programma al mondo che addestra persone con diversi gradi di autismo a interpretare e decodificare immagini satellitari, permettendo loro di mettere in pratica le spiccate abilità analitiche, la memoria e la meticolosità. Come spiega il Tenente Colonnello Rinat Yedidya, direttrice del ramo clinico del Dipartimento di Salute Mentale, il programma ha avuto un considerevole impatto non solo sui soldati con autismo, ma anche sui loro comandanti.

    La Capitano S., ufficiale dell’Unità 9900 dei Corpi di Intelligence, ha diversi soldati autistici al suo comando: “nei miei sette anni di servizio, questo è stato il mio miglior lavoro; sono i soldati migliori che abbia avuto”.

    Il Soldato Semplice E., affetto da autismo e membro del programma “Roim Rahok”, serve nell’unità 9900, e ricorda come a scuola avesse difficoltà a concentrarsi e a trovare motivazione. Nonostante le difficoltà di apprendimento, un’insegnante gli ha consigliato il programma “Roim Rahok”. “Per la prima volta ho sentito dentro di me che avevo trovato il mio vero destino. Indossare l’uniforme mi permette di contribuire al Paese che tanto ha fatto per me”.

    Il Soldato Semplice N., che voleva seguire le orme del padre ufficiale dell’esercito, è grato al programma Roim Rahok, grazie al quale è riuscito a superare le ansie sociali di cui soffriva alle scuole superiori, stringendo amicizie e sperimentando un senso di comunità nell’IDF. “Ora che faccio parte dell’IDF sento che posso esprimere il mio potenziale”.

    I soldati che fanno parte del programma Roim Rahok collaborano con l’Unità 9900, i cui compiti sono altamente riservati; hanno diversi gradi di autismo, con incredibili capacità di analizzare, intepretare e comprendere immagini satellitari e mappe. Come gli altri soldati dell’Unità 9900, anche i membri di questo programma attraversano un processo di selezione estremamente rigoroso, contribuendo alla raccolta di informazioni per la protezione dei confini di Israele. I membri del gruppo segreto e di elite di soldati che prestano servizio nel programma Roim Rahok sono diversi dagli altri soldati, non solo perché sono autistici, ma anche perché sono tutti volontari. Avrebbero potuto esser esenti dalla leva, ma hanno voluto contribuire come gli altri compagni, scegliendo per la maggior parte di rimanere oltre l’anno di servizio militare per loro previsto.

    Grazie alle loro eccezzionali abilità visive e analitiche, i soldati di Roim Rahok hanno le qualifiche per fare servizio al fianco dei loro compagni dell’Unità 9900, dimostrando il notevole successo del programma.​


    Fonti: 

    https://www.idfblog.com/2015/02/26/story-persistence-catholic-filipino-became-idf-soldier-2/

    https://www.idfblog.com/2015/02/11/addis-ababa-duvdevan-staff-sgt-metokos-remarkable-story/

    https://www.idfblog.com/2015/02/24/making-history-first-druze-commander-takes-golani-brigade/

    https://www.idfblog.com/2015/07/23/personal-testimony-young-officers-life-als/

    https://www.idfblog.com/2015/07/14/leading-battle-stigma-autism/

    https://www.idfblog.com/2015/04/02/one-idfs-unique-intelligence-teams-group-within-unit-9900/