Il Santo Sepolcro di Acquapendente, il cosiddetto sacello, appare come un enigma perché non è ancora chiaro quando sia stato realizzato, da chi sia stato fondato; per quale ragione, e da ultimo, quale edificio abbia cercato di imitare.
E’ stata una Matilda a fondare il monastero di Acquapendente?
La madre fondatrice Matilda è una leggenda, dato che le 4 potenziali candidate non rispondono ai dati biografici richiesti. Tenendo presente che il monastero del Santo Sepolcro è stato citato in una bolla papale intorno al 1025, due famose Matilde - Matilde di Canossa e Matilde degli scozzesi - erano nate troppo tardi per fondare questo monastero. Le due Matilde tedesche (la prima madre di Otto I il Grande e l’altra la sorella di Otto II) vissero nell’epoca giusta, nel DECIMO secolo, ma non risulta in alcun documento che abbiano fondato una casa religiosa in Italia.
Ugo di Toscana come fondatore di monasteri.
E’ naturale concentrare la nostra attenzione sul conte Ugo di Toscana. In una lettera di Pietro Damiano al conte Goffredo di Toscana, Pietro sostiene che il conte Ugo ha fondato sei monasteri, senza però enunciarne i nomi. Gli studiosi hanno, fino ad oggi, trovato cinque di questi monasteri:
Il primo - San Gennaro in Capolona, diocesi di Arezzo.
Il secondo - San Michele sulla Verrucca, vicino Pisa.
Il terzo - San Michele di Marturi, nel precedente castello di Ugo a Poggibonsi.
Il quarto - monastero di Vangadizza in Badia Polesine vicino Rovigo.
Il quinto – Badia a Prataglia, diocesi di Arezzo.
Il sesto - secondo la citazione di Damiano, potrebbe benissimo trovarsi in Acquapendente.
Verso una nuova lettura della carta del Conte Ugo del 993.
La carta del conte Ugo del 993, che venne poi pubblicata dal Conte Paul Riant nel 1884, viene utilizzata da molti studiosi come prova delle ininterrotte relazioni tra l’ovest Latino e il Santo Sepolcro di Gerusalemme, dall’epoca di Carlo Magno fino all’inizio delle crociate nel 1099.
La carta venne intesa come una donazione di grandi proprietà, ampiamente distribuite in Toscana, da parte di Ugo alla chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme come anche al monastero di Santa Maria Latina a Gerusalemme. Non troviamo altrove prove della donazione di Ugo al Santo Sepolcro di Gerusalemme, mentre la sua donazione a Santa Maria Latina è largamente documentata durante il DODICESIMO secolo. Il documento può tuttavia essere letto anche in altra chiave.
Nella carta di Ugo risulta che le donazioni venivano erogate in favore dei monaci che, da quel momento in poi, si sarebbero trovati a Gerusalemme e che si occupavano dei pellegrini che arrivavano e partivano da Gerusalemme. L’arrivo e la partenza dei pellegrini non implicano necessariamente che la cura nei loro confronti dovesse svolgersi a Gerusalemme, nonostante essa fosse la loro destinazione finale. Abbiamo qui due Gerusalemme? La mia ipotesi è che il testo possa essere interpretato come se fosse esistita una Gerusalemme in cui la cura dei pellegrini, che arrivavano e ripartivano, era affidata ai monaci, e un’altra Gerusalemme, quella topografica - destinazione finale del pellegrino.
La prima Gerusalemme può essere vista come il luogo che dà supporto ai monaci: un monastero esistente o appena fondato chiamato San Sepolcro in Hierusalem, e che può essere Acquapendente. Già Antonio Falce si chiese nel 1921 se le donazioni di proprietà del Conte Ugo fossero indirizzate, in realtà, non al Santo Sepolcro di Gerusalemme in Terra Santa, ma piuttosto al Santo Sepolcro in Acquapendente.
Ciò spiegherebbe come mai non esistono prove di questa donazione.
Le testimonianze della translatio Hierosolymae.
Abbiamo tuttavia testimonianze scritte dell’uso del termine Gerusalemme non come indicazione topografica, della posizione storica, quanto piuttosto della sua posizione spirituale; come se la Gerusalemme Celeste potesse essere trasposta ovunque ci sia una venerazione cristiana di reliquie e laddove venga praticata la liturgia.
La prima testimonianza di questo uso risale, ironicamente, in una polemica contro l’eresia di Montano. Eusebio nella sua Storia della Chiesa, riferisce che Apollonio ha scritto quanto segue: questo è l’uomo [i.e. Montano]… Che ha dato il nome di Gerusalemme a Pepuza o Timione, città insignificanti della Frigia, nella speranza di persuadere le persone, di qualsiasi distretto, a radunarsi lì.
Altre testimonianze, in contesti positivi, possono essere trovate in: ecclesia Santa Crucis in Hierusalem a Roma (fondato da Elena la madre di Costantino); plebe sancte Hierusalem situato in Toscana: monasterium S. Mariae in Hierusalem situato in Tusculanum; e tra i tanti altri il Monasterium S. Stephani qui vocatur Hierusalem a Bologna.
Le relazioni tra Acquapendente e il Santo Sepolcro di Gerusalemme – solo dal 1326.
Oltre alla mancanza di testimonianze sulla donazione di Ugo al Santo Sepolcro di Gerusalemme, possiamo notare che, nel 993, questa chiesa era nelle mani della chiesa ortodossa greco – bizantina, allora piuttosto ostile ai Latini. Anche durante il periodo delle crociate, questo luogo non venne mai gestito come un monastero, ma dal 1114 (QUATTORDICI) come un priorato di canonici regolari e non come un’abbazia. Pertanto è difficile ritenere che il Santo Sepolcro di Gerusalemme mantenesse legami istituzionali con un monastero gestito da un abate. Il termine con cui ci si riferisce al Santo Sepolcro di Acquapendente è sempre monastero e solo nel 1326 vediamo per la prima volta che canonici regolari, profughi della Terra Santa, vengono invitati ad insediarsi in questa chiesa. Nel 1365 l’istituto viene chiamato prioratus Sancti Sepulchri Jerosolomitani de Aquapendenti. I giorni dell’Abbazia erano finiti. Reali relazioni con Gerusalemme non erano più possibili in quel periodo.
La fondazione di Ugo venne ispirata dall’abate Guarino. Cosa sappiamo di lui?
Negli incartamenti del 993 un certo abate Warinus è indicato come beneficiario di una parte delle donazioni. Già Riant aveva giustamente identificato Warinus come Guarino, abate di San Michele de Cuxa. Non sappiamo molto di Guarino perché non è rimasto quasi nulla dei suoi scritti e nessuna vita è mai stata scritta su di lui. Era un promotore di vita monastica e ispirò San Romualdo, il successivo fondatore dell’ordine di Camaldoli, e il Doge Pietro Urseoli a cercare la vita contemplativa come eremiti, vicino a Cuxa.
Entrambi vennero canonizzati, e noi conosciamo Guarino grazie alle loro vitae. Guarino fu tuttavia una persona chiave per il movimento di Cluny dal momento che fu lui ad introdurre la loro riforma in 5 monasteri nella zona dei Pirenei e della Linguadoca.
Nell’estate del 993 sembra che fosse a Roma, dal momento che Papa Giovanni QUINDICESIMO lo sosteneva come capo dei cinque monasteri, riformati in un’unione personale. Fu una persona chiave per l’introduzione delle riforme di Cluny anche in Italia. Diverse fonti sostengono che Guarino si recò varie volte, di cui una prolungata, a Gerusalemme. Sembra che sia tornato da Gerusalemme intorno al 993 e, dopo aver visitato Roma, partecipò all’atto di fondazione del monastero del Santo Sepolcro di Gerusalemme del Conte Ugo.
Sembra che abbia portato con sé, da Gerusalemme, una reliquia di legno che doveva essere inserita nel sacello in modo da poter giustificare l’uso del nome Gerusalemme. L’attuale reliquia di marmo del sacello venne portata da Gerusalemme durante il periodo delle crociate, probabilmente in occasione della consacrazione della cripta nel 1147. Dal momento che è molto probabile che Guarino fosse presente all’atto di donazione (o fondazione) di Ugo, vorrei proporlo come fonte di ispirazione di questo atto generoso. Va ricordato che Cluny, al volgere del millennio, era un centro di promozione dei pellegrinaggi verso Gerusalemme. Si potrebbe considerare Cluny come una fonte di ispirazione e Guarino, come spirito rector per il conte Ugo. Il conte è stato probabilmente uno dei primi sovrani su territorio italiano ad aver fondato un ostello per i pellegrini, sulla via di Gerusalemme, nello spirito di Cluny.
Imitazioni e citazioni del Santo Sepolcro di Gerusalemme durante il X e l’XI secolo.
Per poter verificare un’imitazione dobbiamo, innanzi tutto, investigare come appariva l’originale durante la data proposta di imitazione. L’imitazione durante il Medio Evo era basata sulla scelta di parametri simbolici piuttosto che sull’applicazione di dati accurati. Non dobbiamo aspettarci, pertanto, nell’ Alto e Basso Medio Evo una proiezione uno ad uno. E’ quasi come una citazione. La maggior parte delle descrizioni del sepolcro in Gerusalemme, prima del periodo delle crociate, mostrano un tetto conico poggiato su una struttura poligonale, quasi sempre un pentagono (con 5 colonne esterne), che circondano il Sepolcro. Da angolature diverse, la forma del tetto può apparire conica o piramidale. Una visuale frontale mostra una forma triangolare. Una visuale frontale limita la configurazione tridimensionale dell’oggetto raffigurato.
Willibald, Il monaco inglese, visitò Gerusalemme nel 725. Ci ha lasciato una descrizione notevole dell’edicola a Gerusalemme: “La tomba era stata scavata nella roccia, e la roccia si leva dal terreno: alla base è quadrata, ma la sua estremità è a punta; è oggi sormontata da una croce”. E’ una descrizione sensazionale, come se avesse il sacello di Acquapendente di fronte a sé. Ciò ha condotto Caterina Zanella all’ipotesi che anche il sacello potesse essere datato intorno al 725. Nel sacello di Acquapendente si trova un santuario che conserva un tetto a forma di piramide totalmente intatto. Si tratta, probabilmente, dell’unico esempio rimasto di imitazione del Santo Sepolcro in Europa, e sicuramente in Italia, del DECIMO secolo. Molte imitazioni sono scomparse e, considerando il tempo trascorso, solo degli scavi ci permetterebbero di confermare ciò che sappiamo dalle fonti scritte.
La maggior parte dei santuari che portavano il nome di Santo Sepolcro in Italia erano posizionati lungo la storica via della valle del Tevere, tra Roma ,Borgo San Sepolcro, Rimini e Ravenna; e verso nord attraverso la valle del Po (Bologna, Parma, Piacenza, Pavia, Milano, Brescia) e fino al crocevia delle Alpi.
Questa strada divenne il luogo designato per i pellegrini dell’UNDICESIMO secolo.
Dobbiamo presumere che molti santuari siano scomparsi dal territorio e quindi dalla nostra memoria e conoscenza.
Acquapendente era posizionato sulla Via Francigena, strada di pellegrini, la maggiore via di comunicazione per Roma e, attraverso il Santuario di San Michele sul Gargano, per Gerusalemme, nel DECIMO secolo. La maggior parte delle imitazioni del DECIMO e UNDICESIMO secolo, di cui abbiamo conoscenza, (Costanza, Aquileia, Paderborn) adottarono una forma conica. Questa forma conica (e piramidale) del tetto dell’antico Santo Sepolcro, era ancora in auge in pieno DODICESIMO secolo (per esempio le chiese di Sant'Agata e del Santo Sepolcro a Pisa, la chiesa del Santo Sepolcro a Cambridge e Temple Church a Londra). Il tetto piatto con un’edicola separata è una caratteristica del Santo Sepolcro costruito dai Crociati e comincia ad apparire, nel tardo XII secolo, in Germania (per esempio in Eichstatt -1166).
Le ipotesi sulla forma originaria del sacello di Acquapendente
Il santuario, oggi, è rappresentato solo da un terzo della struttura originaria e si trova al piano terra della cripta consacrata nel 1147. Nella sua lunga storia il sacello ha subito numerose modifiche e sono diversi gli strati di calce sui muri.
In base alle mie conoscenze non è mai stato propriamente misurato, né è stato mai eseguito uno scavo. Insieme al Professor Dan Bahat abbiamo eseguito un sopralluogo, durante il quale abbiamo misurato il santuario, sebbene in maniera non accurata, in mancanza di una strumentazione precisa.
In seguito al sopralluogo e ai dettagli osservati è possibile fare alcune ipotesi:
1. L’entrata originale si trovava ad Ovest e non ad Est. La direzione originale di preghiera verso Gerusalemme è ad Est. Un’ entrata ad est in una casa di preghiera dell’ Alto Medioevo potrebbe implicare delle modifiche successive.
L’attuale muro ad ovest è più sottile rispetto allo spessore originario del muro esterno e si tratta probabilmente di un emendamento successivo. Ciò implica che la finestra superiore sul lato ovest è anch’essa stata aggiunta. Le piastrelle del pavimento della cripta sono a spina di pesce. Uno sguardo al pavimento accanto alla parte esterna, ad ovest del sacello, rivela che questo motivo è stato sostituito da un semplice motivo composto da mattoncini.
Per noi ciò significa che questo pavimento non esisteva nella parte ovest quando il pavimento a spina di pesce è stato montato nella cripta. Solo uno scavo in questo punto particolare ci potrebbe rivelare la presenza di gradini che portano in basso, all’ entrata ovest, o semplicemente il livello originale del terreno del sacello. Ritengo che per collocare la reliquia nella nicchia a nord, sopra la tomba (nel 1147?), si sarebbero dovuti ancora usare i gradini, per entrare dal lato ovest. L’entrata, in un periodo imprecisato, venne bloccata. Lo spazio venne riempito di terra e venne posizionato un motivo più semplice di piastrelle.
2. La parte est del sacello finiva in una piccola nicchia (abside). In entrambi gli angoli accanto alla porta, che oggi si trova ad est, si trovano tracce di una parete ovale che doveva finire in una piccola abside, come una nicchia, per la preghiera. La nicchia deve essere stata distrutta in un periodo successivo, a noi ignoto, probabilmente quando le scale vennero costruite e venne creata una nuova porta di ingresso ad est. Ciò significa che anche qui la finestra in alto venne aggiunta contemporaneamente all’installazione della porta ad est.
3. Il sacello aveva una pianta con tre nicchie con un motivo ad edera. Dal momento che soltanto un terzo delle pareti del sacello sono visibili, ad altezza del pavimento della cripta, è difficile immaginare, senza scavi, la forma della pianta originaria. Le misure, per quanto leggermente imprecise, a causa dei molti strati di calce sui muri, ci suggeriscono tuttavia degli indizi interessanti.
Lo spessore interno del pavimento da nord a sud, inclusa la profondità delle nicchie, è in metri 0.69+1.28+0.67 UGUALE 2.64. Lo spessore esterno del sacello lungo le sue mura occidentali è di 2.04 metri e, nella parte orientale il muro misura 2.15 metri. La differenza può essere causata dai molti cambiamenti e strati di calce su entrambi i lati. La differenza di 60 o 44 centimetri rispettivamente indica, tuttavia, che le nicchie a nord e a sud eccedono i muri esterni che sono oggi visibili. Supponiamo quindi che il sacello originario avesse tre piccole absidi disuguali, visibili dall’esterno, che contenevano rispettivamente le tre nicchie.
Queste ipotesi riguardano la possibile forma originaria del sacello. Non posso tuttavia fornire una cronologia delle modifiche.
Per concludere:
Tra tutte le parti che il sacello ci ha lasciato in eredità, il tetto a forma piramidale è la parte che maggiormente ci fornisce indizi sulla sua antichità. La pianta è rettangolare e le tre piccole nicchie che estendono la sua forma non la trasformano in poligonale. Sembra essere la più antica imitazione del Santo Sepolcro in Europa. Questa imitazione potrebbe essere stata parte di una costruzione del 993 , ispirata dall’abate Guarino da Cuxa, e sponsorizzata dal potente e pio conte Ugo di Toscana. Potrebbe tuttavia risalire ad epoca precedente. Siamo tentati,quindi, di annoverare l’abbazia del Santo Sepolcro di Acquapendente come la sesta struttura monastica del conte Ugo, citata da Pietro Damiano.