inday2012

Independence Day Address

  •   Ambassador Lewy's Independence Day address - Villa Massimo, May 15th, 2012
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    La mia carissima moglie Rivka ed io, siamo lieti di vedervi tutti qui e spero che possiate apprezzare il concerto anche in una sala così affollata.

     

    Eminenze, Eccellenze, Monsignori, Colleghi, Cari Amici,

    Benvenuti al Sessantaquattresimo Anniversario dell’Indipendenza dello Stato d’Israele, qui, nella sede dell’Accademia Tedesca, Villa Massimo, la cui storia vi invito a leggere sul programma che avete ricevuto. Mi sembra opportuno ricordare che il luogo in cui siamo riuniti fu donato, oltre cento anni fa (per essere precisi, nel 1910) dal filantropo ebreo tedesco Eduard Arnhold, al suo governo. Egli non solo promosse le opere culturali, gli artisti e gli autori del suo tempo ma, attraverso la donazione di questa casa della cultura, egli pose le basi per una tradizione giunta fino ai nostri giorni.

    Di fatto noi siamo qui, oggi, per ascoltare un concerto che sarà eseguito da tre musicisti: gli israeliani Yehezkel Yerushalmi, al violino e Guy Eshed al flauto e l’italiano Francesco Giorgetti, al pianoforte. Sono, pertanto, molto lieto che noi israeliani possiamo realizzare parte dell’eredità lasciata dal Signor Arnhold.

    Desidero, innanzitutto, ringraziare il Direttore dell’Accademia, Dr. Joachim Blüher, che ci ospita qui, oggi, per celebrare il Giorno dell’Indipendenza dello Stato d’Israele. Un doveroso ringraziamento va anche al suo staff, in particolare alla signora Agnese Picari, per la sua fattiva collaborazione.

    Potrei parlarvi a lungo, in questa occasione solenne, dei progressi e dei successi dello Stato d’Israele nei campi della scienza, dell’economia e della cultura.

    Tuttavia, desidero condividere con voi altre riflessioni ispirate da un recente evento: lo scorso ottobre il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha donato a Papa Benedetto XVI un albero di ulivo, piantato, con solenne cerimonia, nei Giardini Vaticani, grazie all’assistenza del KKL.

    L’ulivo, che troviamo per la prima volta nella Bibbia nel racconto di Noè e della sua arca, assume nel Libro dei Libri una valenza universale di rinnovamento, di speranza di un futuro prospero, di fratellanza fra gli uomini e di armonia fra l’uomo, la natura e il creato. Non per nulla l’ulivo è divenuto simbolo di pace grazie alla colomba.

    L’albero di ulivo, che ha messo profonde radici nella nostra regione, è da noi comunemente percepito come caratteristico del paesaggio e della terra d’Israele. Si può quasi affermare che si sia creata una sorta di intimità fra il paesaggio del nostro paese e gli abitanti del suo territorio. Inoltre, il fatto che l’albero d’ulivo sia cresciuto spontaneamente in tutte le aree intorno al Mediterraneo, contribuisce a renderlo un comune anello di congiunzione. Anche se non sempre notiamo l’elemento di comunanza, esso dà, a noi abitanti d’Israele, la speranza che, alla fine, la quiete e la pace saranno patrimonio anche del nostro paese e della nostra regione.

    Desidero aggiungere che, non a caso, durante la visita del Pontefice in Israele, Papa Benedetto XVI e il Presidente Shimon Peres hanno piantato insieme, a Gerusalemme, nel giardino della residenza del Presidente, un albero d’ulivo. Non a caso, nel corso della sua visita alla sinagoga di Roma, Papa Benedetto XVI ha piantato un albero d’ulivo. E, non a caso, un albero d’ulivo di 400 anni, proveniente dalla Galilea, è stato piantato nei giardini del Papa, sul colle Vaticano, lo scorso mese di ottobre.

    Questa piantumazione ha voluto essere un segno della nostra stima per l’amicizia del Papa e per il progresso delle relazioni fra lo Stato d’Israele e la Santa Sede. Insita in ciò è anche la speranza di una sempre maggiore apertura nelle relazioni fra ebrei e cattolici che, di generazione in generazione, perdurano da secoli, poichè ci troviamo nel pieno di un lungo processo di riconciliazione storica.

    Non mi rimane che concludere con l’auspicio e la speranza che lo Stato d’Israele continui a dimorare all’ombra dell’ulivo, persista nella sua prosperità e nella pace e sicurezza dei suoi abitanti.

     

    Buona festa.​